Fu Darwin il primo a notare che i mammiferi addomesticati presentavano delle caratteristiche morfologiche, fisiche e comportamentali (queste caratteristiche prendono il nome di fenotipo – nda) totalmente estranee nei loro antenati selvatici. Darwin offrì due possibili spiegazioni a tali fenomeni. La prima è che fossero il risultato delle migliori condizioni di vita degli animali, offerte dalla convivenza con l’uomo; la seconda è che fossero effetto dell’ibridazione tra più razze.
Sebbene queste spiegazioni fossero potenzialmente esatte (Darwin capì che c’era un nesso tra addomesticamento e mutazioni, ma non riuscì a spiegarlo), risultarono valide solo in minima parte, pertanto nonostante il suo lavoro, culminato poi con la pubblicazione dell’origine delle specie, tali fenomeni rimasero incompresi. Fu Wilhelm His nel 1868 che scoprì un gruppo di cellule che si rivelerà fondamentale per la comprensione di questi fenomeni.
cellule della cresta neurale
Sono un gruppo di cellule staminali specifiche per i vertebrati che compare per la prima volta durante lo sviluppo dell’embrione che migrano ventralmente in tutto il corpo, sia nel cranio che nel tronco, dando origine ai precursori cellulari di molti tipi di cellule e tessuti, indirettamente promuovendo lo sviluppo di altri.
Tali cellule sono preposte anche alla produzione di adrenalina. I tessuti derivati dalle cellule della cresta neurale includono gran parte del cranio, i gangli simpatici, il midollo surrenale, i melanoblasti legati al pigmento nella testa (incluse le mascelle, ioide, laringe, e orecchie esterne e medie ), nel tronco e i precursori dei denti (odontoblasti). Le cellule della cresta neurale svolgono un ruolo importante nello sviluppo di questi tessuti.
Qual è il nesso tra queste cellule e l’addomesticamento?
Per la sopravvivenza in un contesto selvatico, pieno di pericoli, è bene che gli animali sviluppino un sistema di allarme molto sofisticato e reattivo. Tale sistema è costituito dalle ghiandole surrenali (zona midollare), responsabili della produzione di adrenalina e noradrenalina, che originano i comportamenti di attacco o fuga di un individuo in condizioni di stress. In un contesto di convivenza con l’uomo, invece, l’individuo addomesticato dopo diverse generazioni non solo non si sentirà minacciato, ma anzi svilupperà un senso di attaccamento verso l’uomo: tutto questo si traduce in una maggiore docilità che riduce l’ “efficienza” del sistema di allarme di cui sopra, in quanto le ghiandole surrenali non sono costrette a lavorare continuamente a pieno regime.
Questa riduzione di attività delle cellule della cresta neurale (ossia minore capacità di raggiungere le parti estreme del corpo come le zampe, ndr), provocherà delle drastiche mutazioni all’animale. Quali?
estremità corte, flosci e più bianche
Da un punto di vista morfologico avremo, nell’area cranio-facciale, musi più corti, denti più piccoli, orecchie flosce, una minor pigmentazione del corpo che favorirà il bianco o comunque le tonalità più chiare ed una minore rigidità nella coda.
Da un punto di vista comportamentale, invece, avremo individui meno reattivi e più tolleranti allo stress, la perdita della gerarchizzazione, differenze nelle capacità di apprendimento, la comprensione dei segnali umani e la capacità di gestire un ambiente sociale complesso. Inoltre come ulteriore effetto della sindrome di addomesticamento figura un aumento dei periodi di estro.
Ed ecco spiegato perché le lepri hanno sempre e solo orecchie dritte e colori “fissi” rispetto ai conigli, così come i facoceri rispetto ai maiali e naturalmente i lupi rispetto ai cani, ulteriore dimostrazione di come la convivenza con l’uomo alteri drasticamente la vita degli animali.
FONTE: Lo studio originale
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