In questo articolo abbiamo parlato del “test dello specchio” di Gordon Gallup, ideato per scoprire se gli animali hanno una coscienza di sè stessi. Il test è stato superato con successo soltanto da poche specie (gli umani, le grandi scimmie esclusi i gorilla, un elefante asiatico, la gazza e persino alcune formiche), al contrario molte altre hanno fallito (gorilla, panda gigante, leoni marini, piccioni, cani, pappagalli e anche una specie di ragno…).
Il test di Gallup è una pietra miliare usata in campo etologico, ma, obiettivamente, ha dei limiti. Produce infatti dei “falsi negativi” e non tiene conto delle differenze etologiche, ecologiche, neurobiologiche delle varie specie animali studiate. Dato che ci occupiamo di cani, sarà di essi che parleremo: ma allora come provare che i cani hanno coscienza di sè stessi?
Un primo passo verso la risposta fu fatto dall’etologo Marc Bekoff nel 2001 che raccolse dei campioni di “neve gialla”, intrisa di urina. MIsurò il tempo speso dal suo cane per annusare la sua traccia di urina e quella degli altri cani della zona.
Lo specchio olfattivo riflette la coscienza di sè dei cani
La risposta definitiva arriva nel 2015 dal professor Roberto Cazzolla Gatti, biologo ambientale ed evolutivo, esperto di comportamento animale, secondo il quale bisogna tener conto delle peculiarità di ogni specie animale, così per i cani “inventa” il suo test dello specchio, ma non si tratta di un comune specchio visivo, bensì di uno specchio olfattivo. A turno dei cani (i suoi cani, nda) venivano fatti entrare in un campo dove c’erano dei campioni olfattivi di urina disposti in maniera casuale.
Dopo una serie di osservazioni è stato visto che i cani impiegavano molto più tempo ad investigare l’odore delle pipì estranee rispetto al proprio, come se il cane riconoscesse il proprio odore e pertanto era interessato ad investigare gli odori estranei.
Il test ebbe un effetto dirompente al punto che fu oggetto di qualche tentativo di plagio. Ma aldilà del risultato, il test ha dimostrato che pensare fuori dagli schemi ortodossi dettati da determinati ambienti accademici premia (e lo stesso prof. Cazzolla Gatti afferma che non è stato per niente facile distaccarsi da certi dogmi ed il suo merito è stato quello di pensare “da cane” piuttosto che seguire gli schemi, vedi video sotto).
L’esperimento del prof. Cazzolla Gatti dimostra come i cani abbiano non solo consapevolezza del proprio corpo, ma coscienza di sè in quanto individui a sè stanti. Inoltre, il Prof. ha osservato come tale consapevolezza fosse correlata all’età dei cani. Infatti i cuccioli non si dimostrarono curiosi di indagare gli odori quanto i cani adulti, peculiarità questa che accomuna tantissimo i cani e noi.
Ogni volta che ci spingiamo ad esplorare a fondo l’universo dei cani, facciamo delle scoperte sensazionali, e anche per questo non finiremo mai di ringraziarli.
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