Da sempre i cani sono sono presi come modelli di riferimento per indagare e approfondire le patologie, di varia natura, che interessano l’uomo. Tra queste troviamo l’autismo (ASD, disturbo dello spettro autistico).
Negli ultimi dieci anni si sta affermando un nuovo approccio nei confronti dell’autismo. Sempre più studi si stanno focalizzando non più sull’aspetto cognitivo, ma su quello socio-motivazionale dell’autismo. Ovvero considerare i deficit della motivazione sociale come causa, e non come effetto, della condizione autistica.
la teoria della “motivazione sociale dell’austimo”
Sebbene occorra sottolineare che il disturbo dello spettro autistico sia una condizione pervasiva del neuro-sviluppo talmente complessa e sfaccettata con una varietà di manifestazioni comportamentali, sintomi, gravità delle condizioni, è impossibile, allo stato attuale delle conoscenze, trovare un’unica, coerente spiegazione; studi come questo hanno proposto una diversa chiave di approccio, nota come teoria della motivazione sociale dell’autismo.
E’ noto che bambini affetti da ASD abbiano deficit, più o meno gravi, nella comunicazione sociale. Ebbene questa teoria postula che i vari sintomi dell’autismo derivino da un deficit del sistema motivazionale sociale. Il sistema motivazionale sociale è il modo con il quale l’individuo prova a comprendere ed interagire con il mondo sociale attraverso la comunicazione e l’imitazione.
Nello spettro autistico la capacità di imitazione è molto compromessa (bambini con ASD mostrano più difficoltà nell’imitazione rispetto a bambini con ritardo nello sviluppo e bambini con sviluppo tipico, nda).
perchè è così importante l’imitazione?
L’imitazione emerge presto nello sviluppo tipico, ed è presente già nei neonati. Attraverso l’imitazione il bambino sperimenta una qualche forma di interazione interpersonale con un altro essere umano (attraverso il sorriso e il contatto visivo, imitando vocalizzazioni ed espressioni facciali), pertanto essa ha una forte funzione sociale, permettendo agli individui di stabilire un sentimento di mutualità e comprensione condivisa con gli altri.
I bambini con ASD mostrano deficit nelle abilità di imitazione (già a due anni questi deficit sono più evidenti rispetto ai bambini con sviluppo tipico e ai bambini con un ritardo nello sviluppo, nda). Così diversi ricercatori hanno iniziato a considerare i deficit sociali nell’ASD in correlazione alla motivazione sociale e non ad aspetti cognitivi. Si pensa che i bambini affetti da ASD trovino le attività sociali meno o per nulla motivanti rispetto ai bambini con sviluppo tipico. Questo implica che i bambini con ASD sono più compromessi in situazioni in cui l’imitazione serve da funzione sociale.
Studi successivi hanno dimostrato che i bambini che sono stati imitati hanno migliorato i loro punteggi di imitazione rispetto a quelli che non venivano a loro volta imitati. Questi studi indicano che ciò che è alla base delle carenze nell’imitazione nell’ASD può essere collegato ad una scarsa capacità di comprendere le relazioni sociali.
Studi davvero affascinanti che consigliamo di leggere per chi vorrà farlo…
lo studio con i cani come modelli traslazionali
Partendo dall’assunto che i bambini con ASD sono più facilmente distratti da stimoli non sociali rispetto a quelli sociali, questo studio ha cercato gli stessi comportamenti nei cani con un profilo simile allo spettro autistico confrontandoli con cani che non mostrassero questi comportamenti.
Da un campione di 1343 cani ne sono stati selezionati 20 (la selezione è stata ottenuta dopo la valutazione di un questionario compilato dai proprietari, con il quale si potesse evincere un profilo molto simile a quello del disturbo dello spettro autistico, nda) e poi addestrati a toccare con il naso un cerchio giallo che compariva in tre posizioni diverse e casuali (destra, centro, sinistra), su un touchscreen. Tale compito doveva essere eseguito nel tempo prestabilito di trentacinque secondi.
Su un touchscreen veniva proiettato non solo lo stimolo target (il cerchio giallo) ma anche uno stimolo distrattore, che poteva avere una valenza sociale (il volto neutro di un uomo) o una valenza non sociale (la copertina di un libro). Per la valutazione del compito, sono stati considerati tre fattori:
- Esecuzione corretta della prova;
- Latenza di risposta, il tempo trascorso dal movimento del cane fino al tocco sul touchscreen;
- Durata dello sguardo, sugli stimoli distrattori o verso il proprietario;
I risultati ottenuti sono coerenti con quanto postulato all’inizio: i cani con maggiore competenza sociale erano più distratti dallo stimolo sociale (il volto) rispetto a quello non sociale (il libro), mentre i cani con una minore competenza sociale (cioè con un profilo autistico) hanno mostrato questa distinzione comportamentale in misura minore – un risultato in linea con la letteratura umana sull’aspetto motivazionale sociale delle persone con disturbo dello spettro autistico.
alcune conferme, ma ancora tanti punti interrogativi
Sono gli autori stessi a richiamare alla cautela. Sebbene questo studio sembra confermare i risultati ottenuti anche in umana, è necessario fare alcune considerazioni: il gruppo di cani esaminato è troppo esiguo, inoltre alcune differenze emerse dal compito non sono state così nette tra i vari cani.
Questo è da considerarsi uno studio pionieristico che suggerisce una direzione da prendere, e se evidentemente la strada da percorrere è ancora tanta, ancora una volta sarà una strada di condivisione tra persone e cani.
LEGGI ANCHE:
https://www.apassodicane.it/2020/01/12/cani-e-autismo/
https://www.apassodicane.it/2020/01/12/autismo-2-aspetti-comportamentali-comuni-tra-cani-e-bambini/
https://www.apassodicane.it/2020/01/12/autismo-3-considerazioni/?preview=true
Interessante, grazie
Grazie a te per il commento, ci fa piacere ti sia piaciuto