In un mondo utopico ci sarebbero soltanto due modi per avere un cane: prenderlo in un allevamento serio e professionale o adottarlo da un canile/rifugio (meglio ancora quando si avvale della presenza di educatori/istruttori, perchè spesso inserire un cane dal canile in un contesto famigliare è tutt’altro che scontato ed è assolutamente falso che “l’amore può tutto”, servono altri tipi di competenze). Nonostante slogan che parlano di fantomatici “effetti farfalla” secondo cui chi prende in allevamento ne condanna uno in canile, questi due mondi sono facce della stessa medaglia, in quanto fanno il bene della cinofilia. Il cucciolo di allevamento è frutto di un lavoro di conoscenza e selezione della razza da parte dell’allevatore che consente di migliorare sia la struttura fisica-morfologica sia l’aspetto psicologico-emotivo di quella razza (nessun muso troppo corto, niente corpi troppo lunghi o cani troppo piccoli, che possono piacere a qualcuno, ma che condannano ad una vita di sofferenze il povero cane). La vera “concorrenza sleale” che subiscono i cani in canile è data dalle c.d. cucciolate private e dall’importazione di cuccioli. In questo caso non c’è alcuna selezione della razza, non c’è alcun amore e passione per la cinofilia, solo persone che, nel migliore dei casi per superficialità e nel peggiore commettendo un crimine o per amore del vil denaro, producono cuccioli vendendoli su internet o negozi. La cinofilia e i nostri cani per primi meritano consapevolezza, anche e soprattutto per le scelte quotidiane, non pietismo.
Le due facce della stessa medaglia