Ormai è acclarato che i nostri cani comprendono il senso delle parole che utilizziamo con loro. Questo è possibile grazie all’eccezionale plasticità del cane che nel corso del tempo si è modellato per vivere con noi (un unicum nel regno animale). Infatti abbiamo una comunicazione bidirezionale e complementare. Basti pensare che fin dalle 6 settimane di vita i cani mostrano capacità emulative nei confronti dei proprietari paragonabili ai bambini, inoltre la loro plasticità comunicativa è superiore ad animali filogeneticamente più vicini a noi come gli scimpanzè. Nonostante tutto ciò (sempre) troppo spesso ci si rivolge a loro per lo più con comandi, ordini e rimproveri: “no!”, “fermo!”, “seduto!”, ecc…
niente ordini, ma informazioni
Col tempo questo porta ad una chiusura del cane nei nostri riguardi (perchè parlare con uno che non ti ascolta e non tiene conto del tuo stato emotivo?!). Un’alternativa più efficace e più rispettosa è data dai cosiddetti markers: cosa sono? Nient’altro che segnali verbali che richiedono al cane un comportamento dopo una preparazione emotiva. “Dei comandi!”, direte voi. Anche se (solo) a prima vista possono sembrare dei comandi, in realtà sono tutt’altra cosa.
Facciamo qualche esempio: siamo dal veterinario, il nostro cane si muove nervosamente e gironzola, gli ordiniamo di stare seduto con tono severo e magari anche strattonandolo col guinzaglio e dopo qualche ripetizione il cane si siede (magari solo per pochi secondi); oppure siamo in passeggiata e il nostro cane è reattivo verso gli altri cani, ne incontriamo uno e prima ancora che il cane mostri il solito comportamento gli diamo una strattonata e un ordine verbale per scongiurare una sua reazione. Che cosa ho ottenuto in entrambi i casi? Un cane spaventato non solo dal contesto ma anche da chi invece dovrebbe rassicurarlo, che non mostra reazioni solo per un senso di inibizione e null’altro.
Come si impostano i markers? In primis bisogna conoscere a fondo il nostro cane, le sue paure ed il suo carattere, poi si sceglie una parola o una micro frase che dovrà evocare nel cane uno stato d’animo di tranquillità.
Ad esempio posso dire “stai tranquillo” nei momenti di interazione, di vicinanza, di intimità in casa, e solo successivamente portare questa parola in contesti di difficoltà.
Il fattore chiave per i markers è il nostro stato d’animo
dobbiamo essere sereni, rassicuranti e non punitivi, proprio perché il maker spiega qualcosa al cane e non va ad inibirlo, incentiva in lui i comportamenti più giusti da assumere per poter affrontare serenamente quel contesto.
Per riprendere l’esempio del veterinario, invece di ordinargli un comportamento posso piuttosto dirgli “stai tranquillo” (precedentemente impostato a casa) e sarà lui da solo a trovare un equilibrio emotivo, una via di uscita da quella situazione, ma appunto ci potrà riuscire solo perchè lo stiamo aiutando noi;
Le reazioni eccessive nascono da difficoltà o da stati d’animo di preoccupazione, possono essere manifeste (tentativi di fuga, attacco, aggressioni…) o interiori (inibizione, congelamento, tremore…). La cosa migliore da fare è aiutare il nostro cane ad affrontare queste situazioni e i markers sono tra gli strumenti più efficaci.