I cani non sono famosi per il loro senso del gusto, ma questo non vuol dire che non ci sia e che abbia la sua importanza. Quello del gusto è un senso primitivo, sviluppatosi nelle prime forme di vita del c.d. “brodo primordiale”.
Con il tatto e il fiuto è il primo a fare la sua comparsa e che funziona nei cuccioli, anzi ad essere precisi, il gusto funziona prima ancora della nascita. Infatti nella fase prenatale dopo circa 45 giorni dal concepimento i cuccioli sono reattivi a tutti gli stimoli esterni; in questa fase i feti mostrano una prima forma dell’olfatto e del gusto. Ciò è possibile in quanto gran parte delle sostanze penetrano la barriera placentare.
Inoltre il feto è in grado di comunicare con l’ambiente attraverso la madre mediante comunicazione di contatto e comunicazione ormonale per via placentare. Artefici del gusto sono le papille gustative: recettori sensoriali situati sulla superficie superiore della lingua ed il cane ne possiede poco più 1700 molte di più rispetto al “concorrente” gatto (473), ma molte di meno rispetto alle nostre 9000.
La lingua del cane è in grado di elaborare il gusto della carne e dei grassi, del salato, del dolce, dell’amaro e…dell’acqua. Esatto i cani, in quanto predatori, hanno conservato il gusto dell’acqua, cosa che in noi si è prima atrofizzato per poi sparire.
Il gusto è (anche) emozione
Inoltre il senso del gusto, insieme all’olfatto, è direttamente collegato alle aree emotive del cervello (grazie al complesso e profondo sistema del nervo Vago e della Serotonina) pertanto è in grado di innescare una risposta emotiva, questo è molto importante sia per la vita quotidiana che in ambito (ri)educativo del cane. Un’alimentazione fresca e varia (seguita da un nutrizionista e MAI improvvisata, nda) stimola a pieno il senso del gusto con riverberi positivi anche sull’umore.
Il gusto dei cani nella comunicazione
Ma il senso del gusto ha un ruolo decisivo anche in ambito comunicativo; infatti questo può essere coinvolto nella trasmissione delle informazioni ferormonali contenute nelle urine e nelle varie secrezioni ghiandolari; le femmine leccano le secrezioni prepuziali dei maschi e quelle dei cuccioli, ad esempio il fluido amniotico stimola la pulizia dei neonati e il consumo della placenta;
Comportamento simile lo riscontriamo nei maschi che sono soliti esplorare le urine delle femmine per valutare stato di calore, salute e altre informazioni. Solitamente dopo aver leccato l’urina mostrano un arricciamento del muso (Flehmen) che serve per sollecitare l’organo di Jacobson.
Anche il grooming (pratica dal fortissimo valore sociale) è rinforzato da una componente gustativa: la pelliccia stimola le cure della madre, cosa che gradualmente sparisce.
Anche feci e urine dei cuccioli sono consumate dalle madri durante le prime settimane di vita, una pratica che svanisce gradualmente riflettendo la modifica del loro contenuto dal latte ai prodotti di scarto della carne e quindi cambiando il valore dello stimolo
Ancora convinti che sia un senso minoritario?